giovedì 24 gennaio 2013

protesta scolastica 2013

 Laura Ciccarese:



Scuola, aumento ore lezioni: la protesta degli insegnanti

Per gli insegnanti, a farne le spese saranno soprattutto gli alunni


In questi giorni si sta consumando quasi nell’indifferenza generale e senza un adeguato risalto una questione sconcertante: mi riferisco alla pretesa del governo di aumentare di imperio da 18 a 24 e a parità di stipendio, il numero di ore di lezione frontale degli insegnanti di medie e superiori dal prossimo anno.
Prima di entrare nel merito della questione, invito a leggere il comma 45 dell’articolo 3 del DDL di stabilitàche disciplina la questione:
45. Le disposizioni di cui ai commi dal 42 al 44 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dal 1° settembre 2013”.
…Ce n’è abbastanza per protestarvi sopra un mese. Neanche Marchionne ha osato tanto a Pomigliano e non credo di sbagliare se penso che questo provvedimento farà da apripista ad altri successivi atti vandalici.
I dati (Fonte Eurydice 2011) mostrano come i docenti italiani siano perfettamente in linea con i colleghi europei. Chiaramente, stiamo parlando delle sole ore di lezione frontale che per essere erogate richiedono ore e ore di lavoro pomeridiano, spesso ignorato dai non addetti ai lavori: preparazione delle lezioni con raccolta di materiali in forma cartacea e digitale, preparazione di attività di laboratorio, preparazione e correzione delle verifiche e di parte degli elaborati svolti a casa, redazione di relazioni di programmazione per disciplina e per i consigli di classe, compilazione di moduli e richieste per le tante diverse necessità (DSA, libri di testo, acquisto materiali, richieste di visite didattiche), aggiornamento professionale e normativo ecc.
A ciò si deve aggiungere il tempo per il ricevimento dei genitori, per riunioni varie, scrutini, consigli di classe, il tempo per sbrigare le inevitabili pratiche della burocrazia scolastica (archiviazione dei compiti in classe, compilazione di registri, schede e pagelle, redazione e invio di comunicazioni scritte alle famiglie, telefonate per avvertire i genitori di alunni troppo assenti e/o in difficoltà, eventuali colloqui col dirigente, con assistenti sociali, con psicologi, con referenti di progetti…) e spesso tutto quel tempo non quantificabile in cui un professore resta a parlare (come un padre o una madre, a volte) in colloqui individuali con un alunno in difficoltà (non solo scolastiche), o in cui docenti si trattengono, (informalmente ma non per questo meno necessariamente), a discutere le tante situazioni e comportamenti problematici dei loro 80 o 140 o 200 o più alunni. Di somma in somma, arriviamo, a tenerci stretti, a 36-38 ore di lavoro (non lezione, ma lavoro sì: è chiara la differenza?).
E sia chiaro che sia il far lezione sia tutto il resto non è battere i timbri in ufficio, o scaldare la sedia, o premere un pulsante. E’ dimostrato da studi autorevoli che il lavoro degli insegnanti è usurante e soggetto a rischio di burnout; gli insegnanti hanno maggiore probabilità di ammalarsi di depressione e di fare uso di psicofarmaci.
Aumentando da 18 a 24 le ore di lezione frontale, aumenteranno il numero di classi e quindi di alunni da seguireSaranno loro, gli alunni, le prime vittime di questa (indegna) proposta di legge: noi docenti, inevitabilmente, faremo peggio. Tante cose, nella gestione del nostro lavoro, si dovranno rivedere: certamente ci saranno meno verifiche, meno argomenti di studio, meno attività didattiche, meno progetti, meno laboratori, meno uscite scolastiche, meno approfondimento e aggiornamento, meno disponibilità all’ascolto dei ragazzi, all’osservazione dei loro comportamenti e progressi, meno attenzione alle loro necessità. Forse sarà difficile anche solo ricordare i nomi dei nostri alunni. In sostanza, didattica di minore qualità (a meno che Profumo non trovi il modo di aumentare per DDL anche la durata del giorno terrestre).
Certo, non so come l’Italia possa sperare in un futuro migliore se attribuisce così poco valore al lavoro di quei docenti a cui il Paese affida, con l’educazione dei giovani, proprio il suo futuro.
Monti e Grilli dicono che qualunque cambiamento nel DDL di stabilità, deve essere fatto a saldi invariati (sottolineando così che il problema è quasi irrisolvibile)…. bene, con l’aumento da 18 a 24 ore il governo intende risparmiare per l’anno scolastico 2012/2013 circa 180 milioni, contemporaneamente ha scelto di destinare, per lo stesso anno, alle scuole private 223 milioni di euro…
io un’idea su come modificare il DDL a saldi invariati, a questo punto ce l’avrei…

istruzione in Italia

ISTRUZIONE IN ITALIA


L'istruzione in Italia è regolata dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca con modalità diverse a seconda della forma giuridica (scuole pubbliche, scuole paritarie, scuole private). La formazione professionale dipende invece dalle regioni.
Nel complesso, almeno stando alla legislazione di riforma in vigore, si passa da un obbligo scolastico che termina a 17 anni, ad un diritto-dovere, o obbligo formativo, che dura fino al diciottesimo anno d'età.

2½~44~55~66~77~88~99~1010~1111~1212~1313~1414~1515~1616~1717~1818~1919~2020~2121~2222~2323~24
Istruzione prescolasticaIstruzione primariaIstruzione secondariaIstruzione superiore
(I)(II)(III)IIIIIIIVVVIVIIVIIIIXXXIXIIXIIIIIIIIIIVV
Scuola dell'infanziaScuola primariaScuola secondaria di I gradoLicei- Università
- Alta formazione artistica, musicale e coreutica
- Istituti tecnici superiori[3]
Istituti tecnici
Istituti professionali

Il sistema scolastico italiano è strutturato in tre cicli di istruzione:
  • l'istruzione primaria, che comprende la scuola primaria, di durata quinquennale.
  • l'istruzione secondaria, che comprende la scuola secondaria di primo grado (ex scuola media inferiore) di durata triennale, e la scuola secondaria di secondo grado (ex scuola media superiore) di durata quinquennale.
  • l'istruzione superiore, che comprende l'università, l'alta formazione artistica, musicale e coreutica e la formazione professionale.
Va però sottolineato che ministerialmente si tendono a dividere il sistema d'istruzione in soli due cicli: il primo ciclo che comprende l'istruzione primaria e quella secondaria di primo grado, e il secondo ciclo che comprende l'istruzione superiore di secondo grado.

La scuola secondaria di secondo grado, in precedenza scuola media superiore, rappresenta il secondo grado del ciclo di istruzione secondaria. Alla scuola secondaria superiore si accede dopo il conseguimento della licenza di scuola media al termine della scuola secondaria di primo grado.
La scuola secondaria di secondo grado è divisa in tre tipologie di istituti: licei, istituti tecnici, istituti professionali.
Per liceo si intende una tipologia di scuola superiore di secondo grado il cui obiettivo è quello di formare lo studente in ambito accademico e di prepararlo alle università ed istituzioni di terzo grado, piuttosto che immetterlo direttamente nel lavoro.
Il nome di Liceo ricorda il Liceo di Aristotele, fondato nel 336 a.C. dal filosofo greco, il cui nome deriva a sua volta dalla dedica ad Apollo Licio.
Ogni liceo ha una durata di cinque anni, diviso in biennio e triennio. I sei licei previsti dalla Riforma Gelmini sono i seguenti:
  • liceo artistico (6 indirizzi nel triennio)
  • liceo classico (indirizzo unico)
  • liceo linguistico (indirizzo unico)
  • liceo musicale e coreutico (due indirizzi)
  • liceo scientifico (due indirizzi)
  • liceo delle scienze umane (due indirizzi)
Nel corso della storia alcuni licei sono stati introdotti ed unificati ed altri soppressi, tranne il liceo classico, in cui lo studio della lingua straniera è stato esteso dai primi due anni a tutti e cinque.